Le monete

        Il nucleo principale della raccolta di monete dell’Archivio di Stato di Reggio Emilia si è costituito insieme all’Istituto stesso e anzi, a rigore di cronologia, è addirittura ad esso preesistente.

        Un cospicuo numero di monete, ma anche di medaglie e sigilli, fu acquistato a proprie spese da Ippolito Malaguzzi Valeri quando esercitò la sua professione di archivista presso quello che era ancora l’Archivio generale provinciale di Reggio Emilia; quando nel 1888 fu nominato direttore dell’Archivio di Stato di Modena, andandosene lasciò in dono questa collezione di monete all’istituto reggiano; la Commissione che allora lo amministrava accettò con una delibera del 15 maggio 1891 ma non formalizzò la consegna e l’accettazione.

        Di lì a non molto con R. D. del 20 marzo 1892, n. 222, l’Archivio provinciale fu trasformato in Archivio di Stato e l’affare del dono fu per qualche anno messo da parte. Si arrivò così al 9 febbraio 1899, quando il ministero dell’Interno autorizzò formalmente l’accettazione del dono Malaguzzi. In seguito, nel corso della 1ª metà del sec. XX sono state fatte ancora piccole donazioni da privati, a volte anche di un singolo pezzo.

        Questa raccolta di monete è molto composita ma proprio per questo offre la possibilità di uno sguardo ad ampio raggio sulla numismatica europea. La monetazione antica è adeguatamente rappresentata non solo dalle monete romane imperiali ma anche da un esemplare di Neapolis del sec. III a. C. e da un paio dell’impero bizantino fino al sec. X d. C.

        Il gruppo più numeroso di pezzi è costituito dalle monete coniate nella zecca di Reggio: da quando la città ottenne questo privilegio nella 1ª metà del sec. XIII fino alla chiusura nel 1573 al tempo di Alfonso II d’Este, ogni autorità che ha governato su Reggio è rappresentata dalle sue monete, ad eccezione di Azzo VIII che del resto ne fece coniare pochissime e per un tempo molto breve.

        Oltre al ducato di Modena, di cui Reggio stessa faceva parte, molti stati europei, sia antichi che moderni, figurano nella raccolta con la loro monetazione: dagli esemplari unici del ducato di Atene dei Brienne (secc. XIII-XIV) e del regno di Napoli aragonese (sec. XV) a presenze più significative come i ducati di Correggio e di Mirandola, comprendendo anche il Sacro Romano Impero, poi Impero d’Austria, fino alle monete del Regno d’Italia, sia quello napoleonico che quello sabaudo.

        Si vuole segnalare anche la sezione non piccola degli exonumia, cioè di quegli oggetti numismatici diversi dalle monete metalliche o cartacee, ma che ne ripetono molte caratteristiche. Sarà per molti occasione di un primo contatto con un mondo poco conosciuto e forse poco considerato per le sue specificità e anche per la sua estensione.

       Fanno così la loro comparsa gettoni di conto, da gioco, commemorativi, tessere, placchette e pesi monetali, che servivano ai saggiatori per accertarsi della bontà di una moneta. Chiudono i calchi in piombo di alcune monete estensi, tra cui il bellissimo scudo d’oro di Ercole II: essi offrono l’occasione di osservare comunque delle monete di cui non si hanno gli originali, almeno in questa raccolta.

      Come si vede non mancano motivi di interesse per fare la conoscenza con le monete di questo museo, tenendo anche sempre ben presente che le monete costituiscono una fonte storica fondamentale: si pensi soltanto all’iconografia degli imperatori romani, raffigurati nelle loro fattezze dai monetieri contemporanei pur facendo la debita tara all’inevitabile intento celebrativo; si potrebbero ancora nominare gli altari e i templi rappresentati presumibilmente per come effettivamente erano; un discorso molto più profondo meriterebbero poi i rovesci soprattutto delle monete romane, veri e propri manifesti politici dello stato.

     Una ultima fondamentale precisazione si impone. Il presente lavoro è stato condotto da chi non ha conoscenze della materia numismatica e quindi, al di là dell’impegno profuso, non può accampare alcuna pretesa di scientificità. L’intento è stato quello di non far cadere nell’oblio una fonte storica meritevole di considerazione, con la speranza che mani più capaci e dotte riprendano il filo e riescano a condurre un’indagine più specifica e approfondita.

Catalogo delle monete del Museo

                                                                                             Catalogo delle monete del Museo (13 MB)

 

Torna all'inizio ↑