Patrimonio
Nel 1887 venne istituito a Reggio Emilia un archivio generale provinciale, poi trasformato in Archivio di Stato con r.d. del 20 mar.1892.
Uno dei fondi più antichi conservati dall'Istituto è costituito dall'archivio storico comunale della città, che comprende numerose scritture risalenti al periodo del Comune podestarile e di Popolo. Caratteristica principale delle serie del Comune reggiano, oltre alla grande ricchezza, è la notevole continuità: iniziano quasi tutte con i secc. XIII-XIV, e molte terminano con la fine dell'Antico Regime.
I Capitoli riguardanti la politica estera risalgono all'882; uno dei pezzi più rilevanti è il Liber Grossus Antiquus o Liber Pax Constantiae (sec. XII-1352), con documenti in copia dal 962.
Il Carteggio del Reggimento, e cioè dell'Ufficio che rappresentò a Reggio Emilia il potere signorile, con a capo generalmente un governatore, ha carte che risalgono al 1372 (epoca della dominazione viscontea), e continuano per il periodo della signoria estense fino al 1796, comprendendo la documentazione di effimere occupazioni da parte di altri stati cui fu, di tempo in tempo, soggetto il territorio reggiano.
Con gli Atti di Protocollo Generale il fondo documenta l'attività del Comune dal periodo napoleonico fino al 1897.
Oltre all'archivio di Reggio Emilia, sono di notevole importanza quelli dei Comuni di Scandiano (1429-1893), di Brescello (1503-1902) e di Carpineti (1807-sec. XX).
La continuità della documentazione è la caratteristica anche degli archivi degli organismi giudiziari, partendo da quelli comunali (Curie della città e Curie del ducato), passando per il Tribunale civile, la Corte di giustizia civile e criminale e le Giudicature di pace napoleoniche, proseguendo con il Tribunale di giustizia e le Giusdicenze della Restaurazione, e arrivando agli archivi contemporanei del Tribunale civile e penale, e della Corte d'Assise di Reggio, e agli atti delle soppresse Preture: un complesso documentario che inizia con il 1271 e arriva, al momento, al 1946.
Di non minore importanza sono i fondi appartenenti agli Uffici che hanno rappresentato a Reggio il governo centrale: dalla Prefettura del dipartimento del Crostolo al Governo provinciale, poi Delegazione ministeriale dell'Interno, alla Prefettura post-unitaria.
Gli archivi che documentano l'attività dei notai della provincia iniziano con il 1365, e arrivano alla fine del sec. XIX, mentre gli archivi finanziari prendono avvio con gli Atti della Ducal Ferma Generale (1783), e giungono fino ai contemporanei Uffici distrettuali delle imposte dirette e Intendenza di finanza, racchiudendo al loro interno le importanti serie degli estimi e catasti (1704-1985).
Si ricordano, inoltre, il fondo delle Corporazioni di arti e mestieri, nelle cui serie si conservano gli statuti di quasi tutte le arti reggiane (quelli dell'Arte della lana e del panno risalgono al 1390), e le carte dei collegi professionali (quelle del Collegio dei notai partono dal 1274).
Degni di particolare nota sono gli archivi delle opere pie, istituzioni assistenziali e ospedali di Reggio Emilia; si cita solo il più antico: l'Istituto dei SS. Pietro e Matteo e Opera pia Calcagni (1198-1960).
L'Archivio di Stato conserva pregevoli fondi delle corporazioni religiose soppresse: monasteri e confraternite fra i quali spiccano il monastero di S. Tommaso (943-1783), e quello dei SS. Pietro e Prospero, il cui archivio, con documenti in copia dal 594, racchiude il più antico originale dell'Istituto, vale a dire un atto di donazione pergamenaceo dell'806.
Importante è anche il posto occupato dagli archivi di persone e famiglie; fra i più antichi si ricordano quello dei Cassoli-Guastavillani (1063-sec. XIX),e quello dei Malaguzzi-Valeri (1325-sec. XIX), famiglia di Daria, madre dell'Ariosto.
Fra le particolarità del ricco patrimonio documentario dell'Istituto, si segnala l'archivio dell'Università israelitica della città, la cui data di inizio, il 1413, coincide con la chiamata da parte del Comune degli Ebrei a Reggio, per aprire banchi feneratizi. Il fondo termina al 1875.