Documenti rari e preziosi

          Gli Archivi di Stato italiani conservano il patrimonio documentario più ricco del mondo. Tra le carte si annidano dei veri e propri gioielli; l'Archivio di Stato di Reggio Emilia ha deciso di farne conoscere alcuni dei suoi. Non si vuole menare vanto; non si tratta di un'ammiccante operazione di marketing, per attirare visitatori superficiali e svagati. Attraverso la bellezza delle immagini, è il tempo della storia che ancora parla a coloro che hanno la sensibilità di percepirne la voce.

          I pezzi presentati (solo pochissimi fra i molti), sono documenti d'archivio a tutti gli effetti; i loro autori non erano mossi dall'intento di realizzare un'espressione artistica. Gli Statuti contengono le normative che regolavano la vita del Comune; i libri delle Sentenze e condanne corporali erano atti giudiziari; piante e mappe di terreni, lunghe e costose da redigere, si rendevano necessarie solo in caso di controversie di confini o contestazioni di proprietà. Eppure, per molti secoli parve naturale, ovvio persino, che l'ufficialità e l'importanza di un documento fossero attestate, oltre che dal contenuto, anche dal suo decoro, dal suo aspetto curato, in ultima analisi dalla bellezza formale.

          Con il passare del tempo, la testimonianza immediata dell'ufficialità di un atto è stata affidata ad altri segni, molto più stilizzati e schematici: i timbri, per esempio. Ed è così che, raffrontando la documentazione antica con quella moderna e contemporanea, si riesce a cogliere il cammino della Storia, delle istituzioni, degli apparati amministrativi, che non hanno più bisogno di ricorrere alla bellezza delle forme per affermare la propria autorità.

          Una menzione particolare merita la pergamena dell'archivio del Monastero dei SS. Pietro e Prospero, uno dei documenti originali più antichi degli archivi (806): ha attraversato secoli di guerre, catastrofi naturali, pestilenze, carestie, ed è ancora assolutamente intatta, il tempo l'ha solo un po' annerita.

 

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